Appunti sulla creatività: tratto da una gita a una mostra d’arte

Un post che è rimasto nella cartella “bozza” per quattro anni.

7 Ottobre 2021

Per amore dell’arte e per passione, ho visitato diverse mostre e musei nei miei 33 anni di vita. Ora ne ho 37, ma il discorso non cambia. L’arte mi spinge a pormi domande, ad approfondire e non solo le opere. La vita degli artisti è altrettanto affascinante, così ho iniziato a chiedermi chi sono queste persone. Cosa possiamo imparare da loro?

Con questo approccio nel lontano 2018 ho visitato la mostra sui Rivoluzionari del ‘900 a Bologna e recentemente quella dedicata a Miró a Pesaro. In mezzo c’è stata una pandemia e non ho avuto occasione di visitarne altre.

Passeggiare tra le opere mi fa riflettere sulla creatività, su ciò che significa e come può aiutarci a realizzare progetti, idee e sogni. Questo articolo è anche l’opportunità per scambiare con voi una riflessione più ampia sul tema.

L’ispirazione nasce dalla contaminazione

Le rivoluzioni culturali non nascono per caso. Sarebbe bello pensare che un giorno qualcuno si svegli e “puf” inventi qualcosa di nuovo. Io la vedo così, le scoperte creative nascono da un bisogno, dalla curiosità e dalla voglia di dare risposte a nuove domande.

Gli artisti hanno una sensibilità particolarmente spiccata, hanno antenne per captare il mondo, sono attenti osservatori, usano lenti speciali e punti di vista insoliti. È sbagliato pensare che vivano per e nella propria bolla, in molti casi riescono invece ad anticipare ciò che sta al di fuori della cerchia artistica.

Quando all’inizio del ‘900 i concetti di inconscio, di sogno e psicanalisi iniziavano a farsi strada, le idee di Freud circolavano già fra gli artisti. Alcuni cominciarono a interrogarsi su temi che solo apparentemente sembravano slegati dall’arte, eppure ne erano affascinati. Il risultato fu una comunità di persone con una visione comune che iniziò a esprimersi attraverso una creatività inedita, eseguendo opere d’arte mai viste prima. Quello che hanno fatto i surrealisti è stato uscire dalla propria zona di confort e cercare altrove l’ispirazione per le loro opere.

Che dite, possiamo farlo anche noi?

L’intuizione va cercata

L’intuizione era fondamentale per i surrealisti, così come lo è per ognuno di noi. Ma non dobbiamo pensare che sia una lampadina che si accende a comando, non appare come la fata turchina ma di certo Cenerentola ci aveva visto lungo perché “nel sogno non hai pensieri, esprimi con sincerità…”

L’intuizione è potente e somiglia a un gioco nel quale sentiamo di dover dar voce a qualcosa, una sensazione, un sentimento, un pensiero ancora in forma embrionale. L’artista si immerge nei propri sogni, indaga, sperimenta, tenta di dare forma ai processi inconsci per accedere e liberare energie più profonde, lasciando infine che fluiscano liberamente, senza filtri razionali. Ed ecco che nasce un nuovo modo per esprimerla, ed è così che gli artisti hanno inventato delle nuove tecniche, come i disegni automatici, la solarizzazione, i grattage, i fotogrammi e gli effetti casuali.

La tecnica e il mezzo vengono dopo

Per i surrealisti (ma il concetto vale per ogni artista in qualunque epoca), la tecnica è al servizio del processo creativo. Alcuni erano più a loro agio con la pittura, altri con la fotografia, con il collage, o con la scultura.

Tutte queste tecniche sono accomunate da una cosa: la rapidità dell’esecuzione. Poco importa se il risultato finale non è esteticamente e formalmente perfetto. Quando sentiamo che un’idea risuona in noi buttiamola giù velocemente, senza pensare alla forma e facciamolo con la tecnica che preferiamo, con la scrittura, con le mappe mentali o con i collage.

Liberare le idee può essere catartico e sbloccarci quando, ad esempio, siamo di fronte alla pagina bianca o sentiamo che c’è un blocco che ci impedisce di procedere col ragionamento.

Il senso dell’arte

Quando sono entrata all’esposizione, la prima impressione è stata quella di trovarmi davanti a troppe cose scollegate tra loro. Mi sono chiesta che senso ha essere lì e al centro di un racconto, con un’infinità di messaggi da metabolizzare? Qual è il mio ruolo in tutto questo?

Per rendere l’idea, immaginate di trovarvi al centro di un super brainstorming creativo, con voci diverse che si rincorrono. Lo sguardo si posa su un’opera, poi velocemente su un’altra, guarda l’insieme poi zoomma sui dettagli. Forse il segreto non sta nel cercare un senso a tutto, forse quello che l’arte fa è dirci di continuare a porci domande, è un invito a riattivare il bambino che è in noi, ad essere curiosi per avere l’opportunità di cogliere un senso più poetico nelle storie.


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